“Lo Sport in Italia”: interpretazione alternativa dei numeri pubblicati da Coni e Istat

 

I dati sono i soliti: nelle statistiche il Sud è sempre indietro rispetto al Nord. La Puglia si distingue positivamente tra le regioni meridionali. Una lettura ovvia, se si rimane in superficie. Infatti l’affanno del Sud è da sempre strutturale e continua a registrarsi da 150 anni. Ma incrociando le cifre con altri indicatori, la lettura cambia. Si scopre che negli ultimi anni i pugliesi fanno più sport nonostante la crisi. Ed è sempre boom negli anni post-olimpici

Giorni fa è stata diffusa l’annuale statistica pubblicata da Coni e Istat su “Lo Sport in Italia” che riporta cifre e dati riferiti al 2013.  La lettura dei dati, anche nello sport, è sempre la stessa ed è quella registrata pedissequamente dai giornali e dai mass media ovvero:  se l’Italia, seppur a fatica, cresce, il Sud continua a stentare.  Questa è una lettura banale e scontata poiché la pratica sportiva è strettamente collegata alle condizioni di benessere socio-economico ed al livello medio di scolarizzazione.  Pertanto nelle zone più deboli economicamente o depresse socialmente si pratica meno sport.  E’ ovvio che, laddove cittadini o famiglie hanno seri problemi di sussistenza, disoccupazione o disagio sociale, non riescono a “concentrarsi” sull’iscrizione al corso di nuoto per i bambini o ad iscriversi alla palestra fitness per essere in forma prima delle vacanze estive.  Infatti nei ricchi Paesi del Nord Europa si registrano livelli altissimi di pratica sportiva e, coerentemente,  alti livelli di benessere economico e qualità della vita. Differenze, più o meno marcate,  possono registrarsi in Italia fra regioni più ricche e regioni meno fortunate così come si possono riscontrare all’interno di una stessa regione fra le aree più ricche e quelle più povere oppure  anche in una stessa città tra quartieri “benestanti” e quartieri disagiati.
In mancanza di un “piano Marshall” di investimenti per il Sud, per rinforzarne le infrastrutture, i livelli occupazionali e le condizioni di benessere economico e sociale, sarà ben difficile veder schizzare i dati di pratica sportiva della Calabria o della Campania al di sopra di quelli del Trentino o della Lombardia.
In alternativa sarebbe più interessante approfondire la lettura dei dati statistici rilevando parametri utili a interpretare il movimento sportivo evidenziando le differenze di pratica nel tempo (coefficienti di incremento o riduzione), analizzando le diverse discipline sportive e le tendenze in relazione al contesto, al clima, al paesaggio, al territorio urbanizzato e a quello naturale ecc… Insomma è possibile effettuare  un’analisi più qualitativa delle tendenze territoriali  che ci aiuti ad interpretare il fenomeno sportivo e sviluppare l’idea di “città attive”  in cui  lo sport aiuti a migliorare la qualità urbana ed ambientale nonché la vita delle persone.
Così come il PIL (Prodotto interno lordo) non è più sufficiente a interpretare la ricchezza di un Paese e si dovrebbe parlare di BIL (Benessere interno lordo) o Benessere equo e sostenibile, introducendo parametri qualitativi non solo economici ma anche sociali, relazionali, culturali, paesaggistici, analogamente i dati statistici vanno integrati e interrelati con osservazioni e riflessioni qualitative basate su parametri oggettivi ma contestualizzati.
Una prima riflessione sui dati dello Sport in Italia e in Puglia su tesserati, società e operatori del settore da un lato, e  praticanti “liberi” dall’altro ci dice che i valori,  pur nelle differenze tra regioni diverse,  registrano una significativa crescita nel corso degli ultimi due decenni.
Gli ultimi 4 anni hanno fatto registrare, un po’ dappertutto, una flessione della crescita e addirittura un leggero decremento: evidente effetto della crisi economica che attanaglia il Paese.  Purtuttavia nel 2013 si registra una lieve crescita rispetto al 2012 cosa che farebbe sperare in un’imminente ripresa della crescita del Paese.

I PRATICANTI
Partiamo dal variegato universo dei praticanti (a cominciare dai bambini di tre anni in poi fino agli anziani ultra ottantenni).
In Italia – Sono 17,7 milioni gli italiani (30%) che dichiarano di praticare uno o più sport nel tempo libero: aumentati dal 27,5% della popolazione nel 1999 al 30% nel 2013.  30% è il dato medio italiano  ma il 35% è la quota delle persone che praticano sport nel Nord, contro il 22% nel Mezzogiorno.
Vi sono ancora 16 milioni e 326 mila italiani (pari al 27,8 %) che pur non praticando uno sport particolare svolgono qualche attività fisica (camminano o corrono per strada, nuotano a mare, fanno trekking nei boschi ecc…).
Il resto della popolazione (oltre 24 milioni di persone pari a circa il 42%)  è sostanzialmente sedentario e tra questi si rileva un dato molto preoccupante:  2,5 milioni hanno età inferiore ai 19 anni.
La cultura sportiva è molto importante; infatti 3 bimbi su 4 praticano sport se i loro genitori sono sportivi cioè hanno a loro volta praticato sport.  Al contrario aumenta sensibilmente la percentuale di giovani sedentari nelle famiglie in cui nessuno dei genitori pratica sport (si arriva fino al 31,8%).   Altro dato significativo: il 44,6% dei laureati pratica sport ,  il 35,6% tra i diplomati ,  soltanto il 24,7% tra coloro che possiedono la licenza media.  La controprova della stretta connessione tra scolarizzazione e pratica sportiva è rappresentata dal fatto che tra coloro in possesso della sola licenza elementare oltre il 54% è sedentario.
A livello nazionale i dati altissimi di praticanti che si registrano nelle regioni del nord (Bolzano, Trento, Aosta e tutte le aree alpine) oltre che dagli elevati livelli di benessere e cultura sportiva sono condizionati dai grandi numeri delle stazioni sciistiche laddove l’acquisizione dello sky pass  per accedere alle piste di sci, o l’accesso ai laghi per la pesca, determina un automatico tesseramento sportivo.  Si potrebbero pareggiare i conti nel Sud laddove l’accesso ai lidi balneari estivi costituisse un analoga modalità di tesseramento!  Voglio dire che fare bagni a mare, giocare sulla sabbia o camminare sul bagnasciuga costituisce un’attività motoria salutare e tipica delle regioni meridionali ma che non rientra nelle statistiche.

In Puglia - Per quanto riguarda la Puglia, dalla lettura dei dati sportivi, incrociati con i dati Istat di natura economica e sociale si possono effettuare alcune riflessioni originali: rispetto ai livelli di scolarizzazione in Puglia il numero di laureati è costantemente tra i più bassi in Italia; sul piano socio-economico  il numero dei disoccupati è passato dal 13,5% nel 2010 al 19,8% nel 2013. In una situazione così drammatica i dati sui praticanti  nel 2013 risultano pari a quelli del 2010 (pari al 25% della popolazione) mentre nel 2011 e nel 2012 si era registrata una riduzione di circa 3 punti percentuali. Quindi, nonostante la crisi, il numero dei praticanti sportivi non è sostanzialmente diminuito.  Si potrebbe ipotizzare che le difficoltà economiche delle famiglie sia stata in parte compensata da politiche sportive più accessibili attuate dagli operatori sportivi o da interventi a sostegno degli enti locali.
Fatto sta che la Puglia nell’ultimo anno è la regione che ha avuto il maggior incremento del numero dei praticanti (quasi il 20%) e soltanto otto regioni italiane hanno il segno positivo di crescita nel 2013.
Altra osservazione peculiare della Puglia, negli ultimi 20 anni: da noi l’anno post-olimpico fa registrare un netto incremento del numero di praticanti, superiore a quello delle altre regioni italiane. Evidente segnale di una particolare sensibilità pugliese nei confronti di quelle discipline minori che sono fortemente valorizzate durante le Olimpiadi.
Questa sensibilità è coerente con il successo di manifestazioni sportive quali le “notti bianche dello sport” ovvero la grande affluenza di spettatori che si registra in Puglia quando organizziamo grandi eventi di sport. Quindi i pugliesi amano lo sport in generale e non solo il calcio.
 
I TESSERATI CONI, OVVERO LO SPORT ORGANIZZATO IN ITALIA
Così come il PIL (prodotto interno lordo) non è più sufficiente ad interpretare la ricchezza di un Paese e si dovrebbe parlare di BIL (Benessere interno lordo) o Benessere equo e sostenibile, introducendo parametri qualitativi non solo economici ma anche sociali, relazionali, culturali, paesaggistici, analogamente i dati statistici sullo sport vanno integrati e interrelati con osservazioni e riflessioni qualitative basate su parametri oggettivi ma contestualizzati rispetto al clima, al paesaggio, al territorio urbanizzato e a quello naturale, ai servizi infrastrutturali di trasporto, ai servizi scolastici e sociali, alle tradizioni culturali ed alle caratteristiche del sistema sociale e produttivo.
Vediamo ora i dati relativi allo sport organizzato e costituito dalle numerosissime società sportive presenti in maniera capillare in ogni parte del Paese; non vi è città o piccolo Comune in Italia in cui non ci sia una società sportiva e quindi operatori e appassionati volontari che promuovono lo sport come strumento educativo e spesso come ragione di vita. Parliamo quindi di atleti, società sportive e operatori (dirigenti, tecnici, arbitri).
In Italia gli atleti tesserati: sono 4.500.327 pari al 7,6% della popolazione totale; tradotto: ogni 100mila abitanti si contano 7.625 atleti. Si registra una crescita di circa 1 milione nell’ultimo decennio (2003-2013). Tra i tesserati il 76% risultano maschi e il 54% under 18.  Nel 2013 si registrano 64.829 società sportive (+ 3,6% nell’ultimo decennio).  Per aree geografiche gli atleti per il 54% sono residenti nel Nord Italia, per il 21% al Centro, per  il 16% nel Sud e il 9% nelle Isole. Per quanto riguarda le società sportive (sono mediamente 110 per ogni 100.000 abitanti) il 44% sono operanti al Nord, il 22% al Centro, il 19% nel Sud e l’11% nelle Isole. Attenzione però che un gran numero di atleti tesserati e residenti al Nord sono meridionali che emigrano nelle ricche società del nord o nei gruppi sportivi militari operanti essenzialmente a Roma. La Lombardia è la regione col più alto numero assoluto sia di atleti sia di società sportive cosa ovviamente spiegabile innanzi tutto perché è la regione italiana di gran lunga più popolosa ed anche perché è certamente la più ricca.
Gli operatori sportivi tesserati nel 2013, in Italia, sono stati 1.016.598 pari all’1,7% dell’intera popolazione di età superiore ai 3 anni. Quindi un vero esercito di appassionati di sport, distribuiti all’interno di 45 Federazioni Sportive Nazionali, 19 Discipline Sportive Associate, 15 Enti di Promozione Sportiva e 19 Associazioni Benemerite. Tra le Federazioni ed organizzazioni sportive all’interno del Coni, la prima è la Figc con quasi un milione e 100mila tesserati (tra atleti e operatori), seguita dalla Federvolley con 365mila tesserati. Il tutto inserito territorialmente nel mondo Coni, formato da 21 Comitati Regionali e 107 Delegazioni Provinciali.

In Puglia si registrano 201.920 atleti (circa il 5,1% della popolazione), 3.190 società, 36.166 operatori sportivi.  Siamo al di sotto delle medie nazionali con una densità per 100mila abitanti di 5.102 atleti e circa 1.000 operatori. Anche il numero di società sportive è inferiore alla media nazionale, ma come visto questi dati sono, in parte, giustificati dallo spostamento al nord di numerosi atleti e operatori specializzati, in parte per le ragioni socio-economiche ampiamente evidenziate, in parte per l’armatura urbana della Puglia che è caratterizzata da città e Comuni di grandi dimensioni in cui si concentrano le società sportive e che hanno mediamente una dimensione superiore rispetto ai piccoli Comuni.
Anche in questo caso però, risulta interessante integrare la ricerca con i rapporti e i numeri dell’ultimo quinquennio per ricostruire l’andamento storico locale. Ebbene, dal 2009 al 2013 gli atleti pugliesi sono passati dai 192mila ai 201mila mentre si è ridotto il numero delle società sportive, passate da 3300 a 3190.  Questo vuol dire che, negli stessi anni, è aumentata la media di tesserati per società sportiva (fino a 63 nel 2013). Ovvero, per effetto della crisi, le società più piccole sono scomparse così come anche molte società blasonate e, atleti ed operatori, sono passati in società che sono riuscite a resistere e si sono rinforzate nei numeri.
In forte aumento anche gli operatori sportivi pugliesi: nel 2009 erano 29.775, passati nel 2013 ad oltre 36mila con una crescita superiore al 20%.
Anche rispetto allo sport organizzato (atleti tesserati ed operatori), dunque, la Puglia è in crescita negli ultimi anni così come registrato tra i praticanti ovvero coloro che praticano sport per passione, educazione, salute o cultura sportiva sia in maniera continuativa sia in maniera saltuaria.  Quindi, nonostante la crisi economica e nonostante la maggiore capacità organizzativa del Nord,  il numero di sportivi, tesserati e praticanti, in Puglia aumenta.
Tra gli sport più praticati, sostanzialmente la Puglia è allineata con i dati nazionali.  Anche da noi  i primi cinque sport per numero di atleti sono Calcio, Pallavolo, Pallacanestro, Tennis e Atletica Leggera mentre i primi cinque per numero di società sono Calcio, Pallavolo, Pallacanestro, Atletica Leggera e Judo-Lotta-Karate-Arti Marziali.
Molto utili i dati territoriali anche su nuoto, pallamano, ginnastica e discipline nautiche come vela, surf, canoa, e canottaggio per individuare modalità di  promozione di sport che potrebbero legarsi a peculiarità paesaggistiche o tradizioni locali e determinare importanti sinergie con la promozione turistica della regione.
L’analisi accurata dei numeri sportivi opportunamente contestualizzata dovrebbe anche guidare le politiche regionali per la prevenzione sanitaria e la valorizzazione dell’ambiente ma questa è un’altra storia e presupporrebbe una sinergia tra le politiche regionali e gli investimenti per lo Sport.

Elio Sannicandro
Presidente Coni Puglia