"Squadre e atleti di lusso ma per gli enti locali lo sport è da ultimo posto"
Sul Corriere del Mezzogiorno di oggi un intervento del presidente del Coni Puglia Elio Sannicandro
Di seguito l'intervento del presidente del Coni Puglia, Elio Sannicandro, pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno di oggi. Una panoramica sul momento contraddittorio che sta vivendo il settore. A cominciare dal ruolo chiave della programmazione da parte delle istituzioni, finora di fatto trascurata.
Lo sport rappresenta un mondo complesso che sta mutando la sua fisionomia anche in relazione ai sostanziali cambiamenti sociali degli ultimi decenni. Si registra una forte crescita del numero di praticanti non solo a livello agonistico ma anche e soprattutto a livello amatoriale nelle molteplici accezioni di “sport per tutti” – con l’inclusione di fasce sia sociali sia d’età molto ampie – e sport per il tempo libero. Le analisi socio-demografiche evidenziano come lo sport abbia allargato la sua base anche grazie ai mass-media e all’aumento della sensibilità per il benessere individuale, per l’ecologia e la sostenibilità ambientale e il miglioramento della qualità della vita. I parametri di “sportività” sono fortemente legati al benessere economico e al livello culturale della popolazione. Infatti il Nord Europa registra un numero di praticanti sportivi notevolmente superiore all’Italia e, nel nostro Paese, le regioni del Sud sono svantaggiate rispetto a quelle del Nord.
Nonostante la forte crescita qualitativa e quantitativa dello sport, si manifestano forti criticità influenzate anche dai contesti territoriali. Se il numero di praticanti sportivi è aumentato mediamente in Italia dal 5% al 30% negli ultimi 50 anni, parallelamente, il cambiamento del lavoro umano (da quello agricolo e industriale a quello in casa), la terziarizzazione della società post-industriale e il conseguente cambiamento degli stili di vita hanno determinato un incremento spaventoso di “popolazione sedentaria”, cioè di persone che non fanno alcun tipo di attività fisica o motoria. Questo fenomeno si manifesta anche per i bambini e i ragazzi ed è un problema epocale mai registrato nelle precedenti generazioni. A fronte di un bambino che fa sport in forma continuativa ce ne sono almeno altri due che non praticano alcuna attività o comunque si “muovono” in maniera del tutto insufficiente. Una giusta dose di sport o in generale attività ludica e motoria dovrebbe occupare tutti i bambini (dai 5 ai 14 anni) almeno per 2-3 ore al giorno. Anche in età adulta l’attività motoria dovrebbe essere quotidiana e integrata con corrette abitudini alimentari.
Dagli studi scientifici recentemente presentati proprio qui in Puglia, sulla base di analisi svolte negli ultimi 10 anni a cura del CONI e dell’Università di Foggia, risulta che oltre il 50% dei bambini è in sovrappeso con una serie di problemi collaterali dovuti a scarso coordinamento motorio e basse capacità muscolari. La carente attività ludica e motoria in tenera età, unitamente a un eccesso nell’uso di giochi elettronici, computer e TV, hanno creato una carenza generale psico-motoria nelle nuove generazioni che sta diventando un’emergenza sociale, per cui l’avviamento alla pratica sportiva diventa un’esigenza imprescindibile e urgente.
A fronte di tale emergenza le istituzioni sono del tutto ferme e sembrano non aver chiaro lo scenario negativo che potrebbe comportare un decadimento della qualità della vita delle prossime generazioni e un incremento vertiginoso della spesa sanitaria. In particolare sono in grande crescita le patologie cardiovascolari e del metabolismo (primo fra tutte il diabete) per non parlare dell’incremento dell’obesità con conseguenti patologie gravissime e pesanti conseguenze psicologiche e sociali.
Lo Stato non si rende conto del problema, la Scuola italiana è l’unica al mondo in cui di fatto non si fa sport nella scuola primaria, mentre nella scuola secondaria l’educazione fisica viene considerata una cenerentola da docenti, studenti e genitori. Le Regioni si arrabattano ma sostanzialmente fanno ben poco; i Comuni, tra tagli ai bilanci e burocrazia imperante, non riescono a supplire alle mancanze strutturali (impianti sportivi e sostegno alle società sportive). A questo si aggiunga la scarsa preparazione dei funzionari pubblici e degli amministratori sul tema dello sport e della gestione degli impianti sportivi, che rende sempre più complicato e insostenibile un sistema basato essenzialmente sulle 100.000 società sportive dilettantistiche italiane, ovvero su un tipo di organizzazione volontaria e spontanea, sotto l’egida del CONI e comprendente le Federazioni e gli Enti di promozione sportiva.
Lo sport pugliese, nel panorama nazionale, si distingue nonostante debba combattere con le carenze strutturali che continuano a penalizzare il Sud e a cui lo Stato e lo stesso CONI non rispondono adeguatamente. Infatti anziché impegnarsi e investire maggiormente nelle regioni svantaggiate, in Italia avviene esattamente il contrario: in ambito sportivo si “premiano” i numeri e i risultati migliori che, ovviamente, sono prevalenti dove c’è più ricchezza, benessere e un sistema produttivo più forte.
In Puglia abbiamo delle “isole” di eccellenza che dimostrano l’esistenza di potenzialità molto maggiori se avessimo pari opportunità rispetto ad altre regioni italiane. Tali aree con forti capacità sportive sono caratterizzate dalla presenza di persone, dirigenti e tecnici sportivi, tradizione e molta passione consolidatasi nel tempo: la pallamano a Conversano e Fasano, la pallavolo a Castellana, Gioia e Molfetta, il taekwondo a Mesagne, la pallacanestro a Brindisi, Taranto e Bari per la femminile, l’hockey e la ginnastica ritmica a Giovinazzo, il tiro con l’arco a Barletta, il tiro a segno a Candela e così via. Sono tante le discipline con punte di eccellenza legate a singole società sportive o personaggi che hanno consolidato una tradizione particolare, come a Bari per la pallanuoto, gli sport remieri, la lotta e il karate ecc…
A livello giovanile la Puglia è presente con eccellenze in molte discipline, dal nuoto all’atletica, dalla ginnastica al tennis così come in tanti sport di combattimento come karate, lotta, judo e taekwondo o in tanti sport di squadra. Vantiamo palmares di altissimo livello tra i ragazzi che, dopo l’età adolescenziale, sono spesso costretti a emigrare in squadre del Nord Italia più attrezzate economicamente e organizzativamente o nei gruppi sportivi militari. Il trasferimento diventa indispensabile per consentire la crescita sportiva e la possibilità di raggiungere traguardi più ambiziosi.
La programmazione dovrebbe essere alla base delle scelte economiche e strategiche ma in Italia (ed anche in Puglia) non vi è un’adeguata attenzione a programmare il futuro e pianificare strategie di sviluppo per periodi medio-lunghi. Programmare significa effettuare una dettagliata analisi di contesto per poi definire una visione strategica di sviluppo che individui obiettivi e azioni operative. Anche nello sport occorre definire programmi e strategie che possano determinare politiche sportive integrate con le politiche della salute, del wekfare, dell’ambiente e della mobilità sostenibile. Immaginando lo sport come uno strumento educativo fondamentale, parte integrante dei programmi scolastici e culturali e in primo piano nelle agende delle amministrazioni locali.
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