Visite medico-sportive: “Aprire ai centri privati? Rischio improvvisazione senza precisi criteri e garanzie”

“La proposta di aprire ai centri privati le visite di idoneità medico-sportiva per l’agonismo comporta, così come avanzata, un forte rischio di improvvisazione”. Sulla proposta di legge regionale firmata dai consiglieri Nino Marmo (Pdl) e Fabiano Amati (Pd) approvata in seconda commissione, il Coni Puglia, la Federazione medico sportiva (Fmsi) e i servizi di Medicina dello sport delle Asl esprimono forte preoccupazione. “Saremmo anche d’accordo sull’ampliamento del numero dei centri convenzionati e abilitati al rilascio dei certificati medico-sportivi” dichiara il presidente del Coni Puglia Elio Sannicandro, “ma è necessario stabilire regole precise che salvaguardino la salute degli atleti. Considerato che le visite e i certificati medico-sportivi riguardano solo l’attività agonistica - che si svolge sotto l’egida delle Federazioni sportive del Coni - è indispensabile una condivisione e un confronto con le istituzioni sportive che conoscono bene la materia operando nel settore. Le visite infatti vanno calibrate in relazione alla tipologia di disciplina sportiva e al livello di attività. Gli sport sono molto diversi tra loro: le problematiche del pugilato o degli sport di combattimento sono diverse da quelle del ciclismo, del nuoto o della vela. Occorrono dunque precisi protocolli medici per una pluralità di visite obbligatorie e analisi mediche a seconda delle specifiche discipline e del livello di pratica sportiva”.
La proposta presentata è definita “piuttosto superficiale e inadeguata”: sul tema bisognerebbe uniformarsi e approfondire gli esiti del Decreto Balduzzi, che ha recentemente apportato modifiche significative per le visite mediche non agonistiche; senza dimenticare la sentenza del Tar Puglia che avrebbe già “liberalizzato” la possibilità di rilascio dei certificati medico-sportivi complicando ancora di più il quadro.
“Manca una legge regionale organica sugli aspetti medico-sportivi - dichiara il presidente regionale della Fmsi, dr. Mimmo Accettura - che andrebbe condivisa con chi opera da decenni nel settore. Pur prevedendo un ampliamento dei centri specializzati e delle convenzioni, va salvaguardata la qualità del servizio che si ripercuote sulla salute degli atleti. Molti sport richiedono esami specialistici in varie branche della medicina sportiva, con visite e analisi che coinvolgono cardiologia, neurologia, apparato respiratorio, oculistica ecc… I centri medici privati diretti da medici specialisti nello sport dovrebbero assolutamente rispondere a requisiti idonei per qualità e complessità del servizio; si parla di un albo regionale, ma chi certifica e controlla l’attività, l’organizzazione e le dotazioni strumentali, le qualifiche dei medici che collaborano? Non a caso altre Regioni avventuratesi in una liberalizzazione stanno pensando di fare marcia indietro”.
Finora gli unici deputati a rilasciare i certificati sono stati i centri della Fmsi, riconosciuti dal Coni, e i servizi di medicina dello sport delle strutture sanitarie pubbliche e delle Asl. E i timori sono sollevati anche da questi ultimi: “Vorremmo evitare, e parlo anche a nome di tanti colleghi del settore in ambito Asl  - conclude il dr. Salvatore Valente, responsabile di branca della Asl/Ba - che interessi lobbistici o banali opportunità commerciali determinino il rischio di un abbattimento della qualità delle visite mediche, o le riducano a meri adempimenti burocratici, a scapito del fine ultimo: la prevenzione e la salute degli atleti”.