Ecco il testo dell'intervista al presidente del Coni Puglia - ricandidato alle prossime elezioni del comitato regionale - rilasciata a fine anno alla Gazzetta del Mezzogiorno. In chiusura di quadriennio, il quadro dello sport in Puglia.
1. Si è chiuso un quadriennio olimpico. Ed è tempo di bilanci per lo sport pugliese.
Con l’Olimpiade di Londra 2012 si è concluso un quadriennio difficile per lo sport italiano che ha subito gli effetti negativi di una pesante crisi economica ma soprattutto di un decadimento sociale e culturale del nostro Paese. In questo scenario poco confortante la Puglia sportiva è riuscita a reggere esprimendo anche punte di eccellenza soprattutto nello sport giovanile e in quegli sport “poveri” abituati alla scarsità ed al sacrificio. Vi è stata una sensibile crescita del numero di praticanti sportivi dovuta principalmente alle fasce di adulti che si avvicinano allo sport per migliorare la forma fisica e ritrovare equilibri psico-fisici in un attività aggregativa e rilassante.
2. Un personaggio pugliese indimenticabile?
Ci ha lasciati Pietro Lombardi campione olimpico di lotta a Londra nel ’48 ma, sempre a Londra nel 2012, abbiamo scoperto Carlo Molfetta campione olimpico di taekwondo.
3. Quali sono le prospettive del 2013?
Lo sport insegna la correttezza, la lealtà ma sopratutto il sacrificio! Lo spirito olimpico ci esorta “a ricercare la vittoria o a combattere per ottenerla” traendo anche insegnamento dalle sconfitte. Per questo un vero sportivo cerca di migliorarsi e programma il proprio futuro come facciamo anche noi in Puglia: riorganizzando la struttura organizzativa sportiva e ricercando nuove sinergie e nuove risorse per ottenere migliori risultati. Abbiamo due punti di forza su cui abbiamo lavorato negli ultimi anni in Puglia e che porteranno frutti in futuro: le esperienze innovative di “sport nelle scuole” e i modelli di gestione degli impianti sportivi in affidamento a società sportive. Le varie sperimentazioni, attuate dal CONI Puglia, per promuovere lo sport nelle scuole insieme ai corretti stili di vita sono state di esempio per i progetti nazionali di alfabetizzazione motoria e da quest’anno anche la regione Puglia ha iniziato ad investire su questi temi con il progetto SBAM.
Ricordo inoltre che i modelli gestionali messi a punto nella città di Bari sono esempi di eccellenza nazionale. Infatti la gestione di impianti sportivi pubblici rappresenta la chiave di volta per consentire la programmazione e la crescita delle attività fidelizzando utenti e cittadini e creando centri di aggregazione sociale e giovanile fondamentali anche per la promozione della cultura sportiva.
4. In Puglia la politica è poco attenta allo sport?
Purtroppo si, nelle istituzioni pubbliche vi è scarsissima attenzione allo sport ma soprattutto non vi sono le competenze necessarie. A parte proclami e passerelle gli investimenti sono scarsi e manca la necessaria programmazione. Lo Stato è totalmente assente e non investe nello sport, il CONI centrale concentra troppo le proprie risorse sulle attività di eccellenza trascurando il territorio e lo sport di base e nella nostra regione continuamo ad avere il record negativo di investimenti nello sport. Abbiamo protestato più volte negli ultimi anni per gli scippi del Consiglio regionale sui già scarni capitoli per lo sport e per la poca attenzione allo sport anche del Presidente Vendola che invece si è distinto positivamente per gli investimenti per la Cultura. Abbiamo cercato di spiegare più volte che lo Sport è una delle forme di cultura collettive più efficaci dal punto di vista educativo e sociale.
5. Il Coni ha chiuso gli organismi periferici provinciali. Cosa è cambiato concretamente?
E’ stato un effetto di una politica di forte accentramento operata dal CONI nazionale e che noi continuamo a contestare. In realtà noi cercheremo di ricostituire la rete del CONI territoriale e nei prossimi mesi, con il cambio degli organismi politici del CONI, dovremo riprendere ad operare una “politica dello sport” che non sia frutto di ragionamenti burocratici o di potere ma che sia effettivamente finalizzata alla crescita dello sport di base e giovanile che si attua attraverso il decentramento ed operando proprio sul territorio.
6. I neo eletti presidenti dei comitati regionali delle Federazioni sportive sono quasi sempre 'i soliti noti'. Come va letto quest dato?
Non è vero, sono cambiati quasi il 50% dei presidenti sia regionali sia nazionali a testimonianza di una forte esigenza di cambiamento ed innovazione.
7. Lei si ricandida alla guida dello sport pugliese. Un risultato di cui essere fiero e uno da cancellare?
Siamo fieri dei risultati della didattica dello “sport a scuola” operati dal nostro staff tecnico in Puglia e divenuti un modello nazionale.
Vorrei cancellare il calcio scommesse frutto di una politica centrale a cui mancano proprio i riferimenti etici che dovrebbero essere alla base dello sport: lo Stato incentiva le scommesse e il calcio professionistico è traviato dal denaro e dall’ignoranza.
8. In Puglia ci sono tante piscine. E' più facile costruirle che gestirle. Come si esce dalla paralisi gestionale caratterizzata da ricorsi infiniti?
Nella gestione di impianti sportivi abbiamo importanti esperienze e abbiamo dimostrato che, anche in momenti di crisi, è possibile sviluppare modelli positivi e competitivi di marketing sociale. Non si deve dimenticare che lo sport è soprattutto un servizio sociale e uno strumento educativo quindi non lo si deve ridurre ad un mero business ma si deve lavorare sulla qualità e sulle competenze.
9. Secondo l'Istat anche i pugliesi mangiano troppo e si muovono poco. Cosa si può fare?
Lo sport è fondamentale per educare a seguire corretti stili di vita e quindi anche la corretta alimentazione. Sul tema “sport e salute” abbiamo numerosi progetti che richiedono maggiori investimenti nella prevenzione sanitaria e nella sporterapia. Tali investimenti farebbero complessivamente risparmiare le casse della “Sanità” che costituiscono il maggior buco di bilancio in tutte le regioni italiane.
10. Comunque si agisca, sono tutti scontenti: meglio i contributi a pioggia o quelli mirati?
E’ sicuramente meglio erogare contributi mirati ma attraverso una programmazione e secondo criteri chiari ed obiettivi. Ma ci vogliono anche le competenze e la necessaria sensibilità sportiva per utilizzare correttamente le risorse. E questo è possibile soltanto per chi conosce approfonditamente il complesso mondo dello sport.
11. Quali manifestazioni sportive importanti ospiterà la Puglia il prossimo anno?
Avremo Italia-Ungheria di pallanuoto per la World League e la nazionale di pallavolo a Bari. Il giro d’Italia ripasserà finalmente dalla Puglia. Non mancheranno eventi nazionali di basket, di calcio e di tennis così come manifestazioni di karate, judo ed altri sport di combattimento. Per gli sport nautici vorremmo organizzare eventi importanti ma i programmi sono in fase di definizione e non escludiamo ottime sorprese.
12. I controlli medico sportivi ci sono. Ma non sono mai sufficienti, a giudicare dalle notizie di cronaca. Che cosa non va?
C’è una disattenzione ai temi della salute e della prevenzione, poca informazione e manca un’adeguata programmazione delle visite mediche durante l’anno. Infatti tutti si concentrano tra settembre e dicembre mesi in cui si i centri abilitati al rilascio dei certificati medico-sportivi sono strapieni con tempi di attesa rilevanti. Mentre basterebbe spostare le visite nel periodo gennaio aprile per avere un accesso molto più facile e una maggiore disponibilità. E’ importante che la visita sia effettuata presso i centri autorizzati presso le ASL o nei centri di medicina dello Sport del CONI.
In campo di medico rilevante è stata l’iniziativa del Comune di Bari di acquistare 50 defibrillatori in dotazione alla Polizia Municipale e presso gli impianti sportivi per garantire un intervento di primo soccorso in caso di casi di arresto cardiaco.
13. Come combattere la monocultura calcistica?
Con l’educazione sportiva a scuola, con una formazione integrata dei tecnici sportivi ed anche con una buona stampa che faccia informazione e stimoli l’apprendimento culturale.
14. Dal calcio scommesse l'immagine di Bari e Lecce esce devastata. La giustizia sportiva, secondo lei, va riformata. E come?
Tutto sommato la giustizia sportiva funziona anche molto più rapidamente di quella ordinaria e rappresenta un deterrente enorme per che fa sport. Purtuttavia nel campo delle scommesse illegali, che interseca problematiche correlate alla criminalità organizzata, non ha strumenti adeguati e non può che operare in affiancamento alla giustizia penale. Quella che si trascura è la responsabilità dello Stato che legalizza e addirittura promuove le scommesse come fonte di proprie entrate fiscali inducendo in tal modo meccanismi perversi dovuti agli enormi interessi economici che girano intorno al settore.
15. Il capoluogo pugliese sembra aver voltato le spalle alla società del Bari calcio. Come si esce da questa situazione?
Con un progetto di rinascita che metta insieme il meglio della società civile barese, imprenditori, professionisti, notabili ma anche cittadini che abbiano alto il senso morale e un grande amore per la città. E’ infatti innegabile che il prestigio, il rango e le qualità positive di una città si esprimono anche attraverso le sue espressioni sportive più alte e il calcio è il nostro sport più popolare e visibile. Bari è una delle prime 10 città italiane per dimensione, popolazione, collocazione geografica e capacità produttive e quindi meriterebbe un ruolo di maggior peso nel mondo del calcio.
16. In tanti chiedono che il Bari calcio torni a giocare al Della Vittoria. E' fattibile? Se no, per quali motivi?
E’ un tormentone basato sui sentimenti ma non sul raziocinio. Dovremmo spendere soldi per adeguare lo stadio della Vittoria alle attuali norme calcistiche (peraltro molto discutibili) e ci ritroveremmo con lo stadio San Nicola sul groppone. Economicamente aggraveremmo il problema.
17. Le punte di eccellenza dello sport pugliese sono sparse sul territorio. Di scudetti, però, neanche l'ombra. Come mai?
Anche su questo punto non sono d’accordo, vinciamo scudetti e titoli a livello giovanile e in tanti sport “poveri”. Negli sport di squadra abbiamo punte d’eccellenza nella pallamano e nel basket femminile. E’ evidente che per gli sport di squadra scontiamo la forte attrazione determinata dai grandi club delle città del nord che, avendo capacità economiche notevolmente superiori, più facilmente riescono ad attrarre i migliori atleti ed una maggiore visibilità mediatica che porta ulteriori risorse economiche.
18. Anche Conversano, una volta capitale italiana della pallamano, sta scomparendo. E' l'ultimo risultato della crisi economica che imperversa. Oggi non si può più improvvisare. I dirigenti delle nostre società sono preparati per essere finanziariamente autonomi?
Credo che le difficoltà di Conversano nella pallamano siano soltanto temporanee poiché una storia, una tradizione e soprattutto un know how sportiva non si cancella in uno o due anni. E’ altresì vero che lo sport diventa sempre più professionale e richiedono competenze di management e marketing sempre più elevate. Il recente convegno di marketing sportivo organizzato dal CONI Puglia è stato un vero successo ed ha dimostrato il notevole interesse degli addetti ai lavori. Nel prossimo anno partireo con una master di management dello sport in collaborazione con la Facoltà di Economia di Bari.
19. La cultura sportiva di base è importante. Cosa si fa in Puglia?
Anche se vi sono difficoltà economiche generali e viviamo nella scarsità di contributi pubblici destinati allo sport, posso affermare che la Puglia continua ad avere un ruolo molto rispettato nel CONI e nello sport nazionale. Numerosi sono i dirigenti sportivi pugliesi che occupano ruoli importanti nelle Federazioni sportive nazionali; inoltre le attività del CONI Puglia sono molto apprezzate a livello nazionale e la vitalità dello Sport pugliese si esprime nelle innumerevoli iniziative ed eventi da noi organizzati. L’ultima frontiera delle politiche sportive europee, che ci vede tra i promotori più impegnati, riguarda l’idea di progettare “città attive” immaginando città ecosostenibili in cui la programmazione urbanistica si ispira allo sport, alla salute, all’equilibrio ambientale ed alla bellezza del paesaggio che integri città e campagna, luoghi antropizzati e natura, spazi pubblici e residenza, luoghi di lavoro e servizi per lo sport, la cultura e la socializzazione. Città dove poter esercitare meglio corretti stili di vita, muoversi meglio a piedi e in bici, avere meno inquinamento e più spazi verdi, riciclare acqua e rifiuti e razionalizzare l’uso delle risorse. Insomma dallo Sport può nascere l’educazione ad una civiltà migliore.